I cavalli selvaggi del West hanno occupato le menti delle persone fin da quando sono stati reintrodotti nel continente nordamericano dagli esploratori spagnoli nel XVI secolo.
Questi primi mustang (dallo spagnolo mestengo, che significa “bestia senza padrone” o “cavallo randagio non domato”) sono stati i predecessori dei cavalli selvaggi che vagano oggi per gli ecosistemi desertici, le montagne e le praterie del Grande West Americano.
I cavalli avevano originariamente occupato gran parte del Nord America, ma si estinsero verso la fine dell’era pleistocenica (intorno al 9000 a.C.).
Una volta reintrodotti dai conquistadores, questi animali si espansero rapidamente estendendosi per tutto il territorio e furono molto apprezzati per la loro resistenza, mobilità, valore ed affidabilità anche durante i periodi di conflitto.
Uno dei primi resoconti di nativi americani che acquistarono mustang risale al 1541, quando Mendoza, un viceré spagnolo, diede ai guerrieri Aztechi dei cavalli per combattere nella guerra di Mixtón nel Messico centrale.
Gli spagnoli furono poi costretti a lasciare il New Mexico spinti dalle tribù native dei Pueblo, che acquisirono molti degli animali abbandonati e li usarono come baratto con le tribù delle Grandi Pianure.
I cavalieri indiani delle pianure arrivarono a fare affidamento sul mustang in particolar modo per la caccia al bisonte (e quindi alle maggiori opportunità commerciali fornite appunto dalla carne di bisonte) e per migliorare la gamma dei loro accampamenti, un vantaggio rispetto ad altre tribù.
I cavalli divennero così un simbolo di ricchezza in molte tribù native e furono valutati come preziosi trofei che i più coraggiosi dovevano prendere in battaglia.
All’inizio del 18° secolo, i cacciatori di pelli, gli esploratori indiani, i guerrieri, i soldati ed i pionieri che vivevano nel vecchio West arrivarono a dipendere dal cavallo come una parte estremamente fondamentale della loro vita.
Il cavallo selvaggio era notevole per la corporatura robusta delle sue gambe, che lo rendeva adatto a percorrere lunghe distanze senza ferirsi.
Un cavallo di media taglia, il tipico Mustang misura circa 14 mani (una misura standard del cavallo – circa 1,5 metri) ed una media di 350 chili.
Si vedono colori che vanno dal nero al marrone, dal bianco al rossastro, con combinazioni di macchie sul loro manto.
A parte la popolazione generale di mustang, due razze specifiche chiamate Tarpan e Przewalski sono riconosciute come linee genetiche uniche del genere Equus, che sono veri cavalli selvaggi.
La durabilità del cavallo selvaggio o del mustang è abbinata alla sua capacità di riprodursi facilmente: una popolazione di branchi può raddoppiare ogni quattro anni.
Inoltre, non hanno predatori naturali e possono vivere fino a circa 40 anni.
La loro popolazione raggiunse il massimo storico intorno al 1918, con circa due milioni di mustang che vagavano nel Nord America.
Con un ruolo ed una presenza così visibili, sostenuti negli ultimi 500 anni, il cavallo selvaggio è diventato profondamente radicato nella psicologia americana, fino ai giorni nostri.
Divenne il simbolo del servizio postale Pony Express, con corrieri a cavallo che attraversavano tutta la nazione dal Missouri alla California dal 3 aprile 1860 all’Ottobre 1861.
Le modalità di trasporto come la diligenza utilizzavano abbondanti mandrie di cavalli selvaggi come fonte economica, lavorando con gruppi di animali fino ad otto alla volta.
Nei loro viaggi nel vecchio West, molti pittori ritrassero le scene di vita nella frontiera.
Spesso, le loro opere rappresentavano i nativi americani impegnati nella caccia, a dorso di cavalli selvaggi che erano stati catturati.
Oltre a raffigurare l’importanza dei bisonti nel West, questi artisti facevano risaltare quanto in queste praterie non ci fosse nessun altro animale così selvaggio e sagace come il cavallo mustang.
Questo utile animale selvaggio fu di grande servizio per gli indiani che vivevano su queste vaste pianure, consentendo loro di muoversi più facilmente, di portare i loro pesi e, senza dubbio, rendergli un servizio migliore e più maneggevole rispetto alle altre razze più pesanti.
Numerosi di loro vennero anche uccisi, per fornire cibo dagli indiani, nelle stagioni in cui i bisonti erano sono scarsi.
Nel corso degli anni, il cavallo selvaggio si è radicato nella coscienza americana attraverso altre forme d’arte: letteratura, musica, pubblicità e persino giocattoli per bambini.
Generazioni di giovani ragazzi hanno giocato con i soldatini che raffiguravano i cowboy e gli indiani a dorso di cavalli selvaggi, inizialmente forgiati in piombo e poi successivamente plasmati in plastica, in un’incredibile varietà di colori e dimensioni.
Così come molti furono anche i fumetti che portavano avanti la tradizione dei cavalli selvaggi come compagni degli eroi western oppure dei cattivi.
L’idea del cavallo mustang come emblema della passione selvaggia è stata ampiamente utilizzata, dalle promozioni del turismo fino a tutti gli altri ambiti comunicativi moderni.
Ancora oggi nella cultura popolare americana vediamo l’immagine ricorrente di una moltitudine di cavalli selvaggi che corrono insieme in fila su montagne o praterie e attraverso l’acqua, per associarvi sensazioni di amore e di estrema libertà.
Il cavallo selvaggio è un punto fermo delle leggende del selvaggio West, e la storia romantica che è ad esso legata promette di rimanere tale per molte generazioni a venire.
Venite a scoprire insieme a me
le emozioni selvagge come i cavalli,
nel Grande West Americano!
Vi invito a seguirmi e ascoltarmi fino alla fine dei miei tanti racconti:
Attraverso lo storytelling delle mie molteplici esperienze!
– Maurizio –
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