Balla coi lupi (“Dances with Wolves”), diretto ed interpretato da Kevin Costner, è uno tra i molti film western (genere che io adoro letteralmente) a cui sono personalmente molto legato.
Oltre alle incredibili scenografie naturali del Grande West Americano nel quale è ambientato, che già da sole meravigliano ed incantano gli occhi, racconta ed affronta anche da un’altra prospettiva la storia e la cultura degli indiani nativi d’America.
Per un occhio inesperto, questa famosa scena mozzafiato della caccia ai bisonti potrebbe apparire spietata, ma in realtà esprime nel suo valore intrinseco l’enorme significato che il bisonte (“Tatanka”, in lingua Lakota) ha da sempre rappresentato per le tribù degli indiani nativi che vivevano nelle Grandi Pianure americane.
Questo gruppo culturale di indiani, i Sioux, è famoso per l’importanza del bisonte, le loro cerimonie religiose, l’uso del tepee e le loro usanze sui sentieri di guerra.
La Grande Nazione Sioux, così come venivano anche chiamati, era suddivisa a sua volta in tre divisioni principali: Lakota (Tetons Sioux), Dakota (Santee Sioux) e Nakota (Yanktons Sioux).
Gli indiani nativi delle Grandi Pianure cacciavano molti tipi di animali, ma il bisonte (che ritenevano fosse un dono del Creatore) era per loro la risorsa naturale più importante!
Il bisonte significava molte cose diverse per la maggior parte dei nativi americani, perché forniva loro tutti i bisogni primari: cibo, riparo, vestiti, strumenti e quasi tutto ciò che essi avevano.
Gli indiani nativi seguivano le migrazioni dei bisonti. A causa dei continui spostamenti delle tribù, essi avevano perciò bisogno di una forma di riparo che potesse essere rapidamente e facilmente assemblata e smontata.
Chiamarono questo tipo di casa “Tepee”. Il tepee era realizzato appoggiando insieme lunghi pali, coprendoli con pelli di bisonte. I lunghi pali del tepee venivano poi a loro volta trascinati dietro il cavallo, ed usati per trasportare gli effetti personali degli indiani, quando trasferivano il loro villaggio verso un altro accampamento.
Una volta che la mandria di bisonti veniva avvistata dagli esploratori indiani, era compito delle donne sistemare i tepee nella loro nuova posizione, mentre i guerrieri iniziavano la caccia, che spesso durava per ore intere.
C’erano diversi modi per cacciare il bisonte.
Il modo più utilizzato era quello che gli indiani entrassero nella mandria stando sui loro cavalli, ed usassero archi e frecce per uccidere i bisonti.
Un altro modo era che un nutrito gruppo di indiani a cavallo inseguisse i bisonti spingendoli verso una scogliera, dalla quale sarebbero poi caduti (da qui deriva appunto il nome “Buffalo Jump”).
Un modo insolito in cui alcuni indiani cacciavano i bisonti era anche quello di avvicinarsi di soppiatto ad essi con addosso pelli di lupo che coprivano i loro corpi, uccidendoli poi da più vicino con archi e frecce.
Non appena la caccia fosse finita, le donne ed i bambini si sarebbero uniti ai guerrieri per tagliare i bisonti, che poi avrebbero portato all’accampamento. A quel tempo era particolare usanza mangiare anche cuore, fegato, reni e cervello dell’animale mentre erano ancora caldi.
Gli indiani nativi usavano la carne del bisonte come cibo principale. Su di un bastoncino, la carne fresca veniva arrostita sul fuoco o bollita, a volte accompagnata con delle verdure fresche. Gli indiani preparavano anche una sorta di salsiccia insaccando carne ed erbe nell’intestino del bisonte. La carne che non si poteva mangiare subito veniva poi tagliata a listarelle ed appesa ad asciugare su graticci, in modo da farla durare a lungo.
La pelle del bisonte veniva quindi poi usata per vestirsi e ripararsi. Prima di poter utilizzare la pelle del bisonte, o il cuoio, essa doveva essere trattata. In primo luogo, la pelle veniva fissata a terra o legata ad un telaio. Quindi la carne veniva raschiata via dall’interno, mentre i peli venivano talvolta raschiati via dall’esterno. Quando la pelle era pulita, l’interno veniva strofinato con una miscela di fegato, grasso e cervello.
Questa operazione veniva ripetuta più volte, prima di lavarla bene in un ruscello. Infine, veniva ammorbidita tirandola avanti e indietro attraverso un anello di corda. La pelle poteva essere quindi così utilizzata come rivestimento esterno del tepee, come coperte invernali, oppure veniva decorata con perline, aculei di porcospino e piume da indossare come abbigliamento.
Nessuna parte del bisonte andava assolutamente sprecata!
Le corna erano usate come cucchiai, tazze o giocattoli. Le ossa erano usate come strumenti o armi. La coda era usata come spazzola o frusta per mosche. Lo stomaco e gli intestini venivano puliti e poi usati per trasportare l’acqua.
L’origine della famosa “danza del sole” fatta dagli indiani nativi era comunque legata al bisonte.
rima che iniziasse questo rito, una pipa sacra per la danza del sole veniva riempita e sigillata con il grasso del cuore di un bisonte, mentre il leader della danza Sioux si buttava poi a terra prono, ponendosi ad ovest del teschio di bisonte.
Essendo uno dei principali animali rappresentati nella danza del sole, il bisonte ha quindi sempre avuto legami sia spirituali che fisici con gli indiani delle pianure, per i quali conserva ancora oggi la sua enorme importanza simbolica.
Ecco perché molti leader tribali si stanno tuttora impegnando per riportare e preservare sempre più le mandrie di bisonti nei territori del Grande West Americano.
Per gli indiani nativi, se il nome di un bambino avesse avuto al suo interno anche la parola “bisonte” (“Tatanka”), essi credevano allora che il bambino sarebbe stato particolarmente forte e sarebbe maturato rapidamente. Questi bambini di solito soddisfacevano le aspettative degli altri sforzandosi di realizzare ciò che il loro nome implicava. Se un vincitore veniva ribattezzato dopo una visione o una grande caccia, ed il suo nome conteneva appunto “bisonte”, significava che il bisonte era il suo aiutante super naturale, o che egli aveva la stessa forza di un bisonte.
I santoni avrebbero invece cercato di entrare in comunione con il Grande Spirito attraverso il bisonte che essi appunto rappresentavano nelle loro visioni.
Il “richiamo dei bisonti” (noto anche come “Buffalo calling”) era una pratica costante nelle Grandi Pianure. Ogni volta che arrivava la stagione della grande caccia, gli indiani effettuavano questo importante rituale.
Alcuni usavano i capelli del bisonte, mentre altri utilizzavano delle pietre che ne ritraevano all’incirca la forma per fare il loro richiamo (per questo venivano definite “buffalo stones”). Cantando le loro canzoni, essi credevano così che avrebbero portato il bisonte ad avvicinarsi naturalmente al loro accampamento.
Gli indiani nativi delle Grandi Pianure uccidevano soltanto ciò che era loro necessario per sopravvivere.
Fu solo quando l’uomo bianco iniziò a muoversi verso il West che iniziarono i massacri e le inutili uccisioni dei bisonti.
Migliaia e migliaia di bisonti vennero così sterminati per liberare il terreno per la costruzione della ferrovia, o per semplice sport (sparando ai preziosi animali persino stando a bordo dei treni), lasciandone poi marcire le carcasse nella prateria.
Man mano che più persone arrivavano nelle Grandi Pianure, più bisonti scomparivano.
Gli uomini bianchi realizzarono così di avere scoperto una tremenda arma naturale. Se il bisonte fosse scomparso, gli indiani nativi sarebbero morti di fame e le loro tribù sarebbero quindi state costrette ad andare nelle riserve, dove i bianchi scelsero purtroppo poi di confinarli.
Il bisonte americano (il più grande animale terrestre autoctono del Nord America, ed il mammifero nazionale degli Stati Uniti) venne quasi portato all’estinzione dalla perdita di habitat e dalla caccia intensa.
Si stima che nel 1800 circa ben 60 milioni di bisonti vagassero per il Nord America. Essendo però divenuto l’animale più cacciato nelle pianure americane, il numero di bisonti si ridusse drasticamente a meno di 1.000 in soli 70-80 anni.
Le enormi mandrie di bisonti erano a quel tempo così quasi del tutto scomparse.
Grazie però ai continui sforzi e misure di conservazione attiva, portate avanti nel corso degli ultimi due secoli, il loro numero è fortunatamente cresciuto, facendo sì che la specie del bisonte americano non fosse più elencata come in pericolo di estinzione.
Oggi, circa 30.000 bisonti vivono in mandrie libere, frammentate in modo sparso in tutto il Nord America. Mentre altri 400.000 circa vengono invece allevati come bestiame in ranch e fattorie.
Venite a scoprire insieme a me
l’importanza del bisonte nella cultura degli indiani nativi,
qui nel Grande West Americano!
Vi invito a seguirmi e ascoltarmi fino alla fine dei miei tanti racconti:
Attraverso lo storytelling delle mie molteplici esperienze!
– Maurizio –
#CastleDreamsGETAWAYS
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Nativi che cacciavano i bisonti
La testa di un maestoso bisonte
Tatanka: Story of The Bison
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